Teatro

A Venezia il festival "Dal Secondo Impero alla Terza Repubblica"

A Venezia il festival "Dal Secondo Impero alla Terza Repubblica"

Ha preso a metà aprile le mosse a Venezia il festival "Dal Secondo Impero alla Terza Repubblica" promosso dalla Fondazione Bru Zane di Venezia, ed ospitato in luoghi fascinosi e carichi di storia quali Scuola Grande di San Rocco e quella di San Giovanni Evangelista, la Basilica dei Frari, il Palazzetto Bru Zane. Il tema della rassegna è tutto enunciato nel titolo, ed è pertinente all'attività della Fondazione che - lo ricordiamo ai nostri lettori - ha quale intendimento lo studio e la diffusione della musica francese dell'Ottocento. Particolare poi l'avvio dei primissimi concerti, che presentavano un significato del tutto particolare, volendo ricreare un particolare modo di fare musica. Con l'affermarsi del pieno Romanticismo, e con l'emergere della nuova classe medio borghese affamata di cultura veniva ad affermarsi infatti - in un incontro ideale tra domanda ed offerta - l' istituzione dei concerti pubblici a pagamento. Musica se ne faceva, e molta, nei salotti di casa, oltre che naturalmente a teatro e in chiesa; ma nel nostro Bel Paese - posto che la passione si indirizzava più che altro verso l'opera lirica - per poter assistere ad esibizioni di buone orchestre e di validi solisti, non c'era altra via che rivolgersi a quelle benemerite, ma rare entità che prendevano nomi quali «Accademia Filarmonica», «Società del Quartetto», e via dicendo. Eppure in Inghilterra imponenti concerti a pagamento erano affollati già ai tempi di Händel; anche in Germania, Austria, Francia i concerti con biglietto d'ingresso erano frequenti già ad inizio Ottocento. Senza dimenticare poi le centinaia e centinaia di associazioni musicali di dilettanti (nel senso nobile del termine) che parevano spuntare ovunque. Un terreno dunque già fertile quando nel 1828 la Sociétè des Concerts du Conservatoire di Parigi avviava la sua benemerita attività, provvedendo a varare anno dopo anno stagioni ricche di interessanti esecuzioni sinfoniche e corali, ed abituando in tal modo le famiglie parigine di ogni livello sociale al rito che diverrà presto irrinunciabile: quello del concerto domenicale. Sul suo esempio, la pratica si diffuse man mano anche in provincia, in grandi e piccole città, per iniziativa di entusiasti promotori e volenterosi mecenati.
Nella capitale il fortunato esempio del Conservatoire venne presto imitato negli anni seguenti da realtà private, la cui importanza si vide crescere vieppiù a partire dagli Anni Cinquanta-Sessanta arrivando sino a tempi recenti, con una tradizione ininterrotta che continua oggi magari sotto altri nomi. Stiamo parlando insomma di celebri istituzioni quali i Concerts Colonne, i Concerts Lamourex, i Concerts Pasdeloup, organismi dotato ognuno di una grande orchestra, un coro e d'una capiente sala per le esecuzioni. L'eclettismo dei programmi di un tempo in realtà sconcerta non poco, e troverebbe oggi scarsa fortuna; lo scopo era quello di attrarre un pubblico eterogeneo, con 'scalette' di vario carattere e stile, e dei più vari autori. I programmi più o meno monografici erano praticamente inesistenti, salvo rare occasioni celebrative, e d'altro canto l'intento dichiarato dagli organizzatori - che agivano con mentalità d'impresari, ricordiamolo - quello di divertire ed 'educare' allo stesso tempo l'ascoltatore. Riflettiamo tuttavia su quanto questi 'facili' collages abbiano contribuito alla formazione culturale di generazioni e generazioni di spettatori. Questo particolare mondo musicale è stato dunque il filo conduttore degli appuntamenti iniziali del festival veneziano, con due concerti sinfonici che hanno visto impegnate nel meraviglioso salone della Scuola di San Rocco due compagini orchestrali d'alto livello - Les Siècles diretta dal suo fondatore François-Xavier Roth, e la Brussels Philarmonic condotta da Hervé Niquet - impegnate a percorrere sentieri ben conosciuti ed altri pressoché inesplorati. Nella prima serata popolari brani di Delibes (Coppélia),  Saint-Saëns (Bacchanale), Bizet (L'Arlesienne), Dukas (L'apprenti sorcier), e due chicche: un brano sinfonico di Théodore Dubois (Ouverture de Frithiof) non più eseguito da un secolo, ed ancora di Dukas la cantata per soprano, tenore e baritono (qui erano i bravissimi Chantal Santon, Julien Dran e J.M. Candenot) intitolata "Velléda", pensata per il Prix de Rome nel 1888 e gratificata solo del secondo premio. Una composizione senz'altro interessante, rimasta peraltro ineseguita sino ai giorni nostri, che non fruttò l'agognato soggiorno romano di studi.
Nel secondo concerto Hervé Niquet dirigeva di nuovo Bizet (la prima suite da "Carmen", nell'arrangiamento di Guiraud), la pressoché inedita "Symphonie romantique" (1876) di Victorin Joncière - compositore della generazione di Saint-Saëns, Brahms, Dvorak - pervasa da un wagnerismo sentito ma un po' esteriore. In finale, un'altra cantata a tre voci ed orchestra, intitolata "Didon", con la quale Gustave Charpentier vinse il Prix de Rome nel 1887. Perfette nell'eseguirla le voci del soprano Manon Feubel, del tenore Julien Dran e del baritono Marc Barrard, qualche fragore di troppo in un'orchestra che fagocitava le loro finezze.
Il programma del Festival veneziano proseguirà sino ad arrivare ai primi di giugno con frequenti appuntamenti, toccando i più vari generi musicali: potete prenderne  visione in dettaglio sul sito www.bru.zane.com, al quale vi indirizziamo. Da non perdere comunque l'esecuzione integrale dell'opera organistica di César Franck ai Frari, ed il recital di Jennifer Larmore a San Giovanni Evangelista.